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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 54
 
originale
 
54 Multa me consule a me ipso scripta recitasti, multa ante Marsicum bellum a Sisenna collecta attulisti, multa ante Lacedaemoniorum malam pugnam in Leuctris a Callisthene commemorata dixisti. De quibus dicam equidem singulis, quoad videbitur; sed dicendum etiam est de universis. Quae est enim ista a deis profecta significatio et quasi denuntiatio calamitatum? Quid autem volunt di immortales, primum ea significantes quae sine interpretibus non possimus intellegere, deinde ea quae cavere nequeamus? At hoc ne homines quidem probi faciunt, ut amicis impendentes calamitates praedicant, quas illi effugere nullo modo possint; ut medici, quamquam intellegunt saepe, tamen numquam aegris dicunt illo morbo eos esse morituros: omnis enim praedictio mali tum probatur, cum ad praedictionem cautio adiungitur.
 
traduzione
 
54 Molti versi hai recitato, scritti da me, riguardanti l'anno del mio consolato; molte cose avvenute prima della guerra m?rsica, riferite da Sisenna, hai rammentato; molte altre, narrate da Callistene, hai citato, che sarebbero accadute prima della sconfitta sub?ta dagli spartani a Leuttra. Di questi singoli fatti dir? qualcosa in seguito, entro i limiti che mi sembreranno opportuni; ma bisogna discutere anche la questione nel suo insieme. Che cos'? codesta indicazione e, direi, codesta minaccia di sventure, inviata dagli d?i? E che cosa vogliono gli d?i immortali, innanzi tutto col mandarci dei segni che non possiamo capire senza interpreti, in secondo luogo col predirci sventure che non possiamo evitare? Ma questo non lo fanno neppure gli uomini onesti, di preannunciare agli amici sciagure incombenti alle quali essi non possono sfuggire in alcun modo; per esempio i medici, pur rendendosene conto spesso, tuttavia non dicono mai agli ammalati che la loro malattia li condurr? certamente a morte: ch? ogni predizione di un pericolo grave ? da approvarsi soltanto quando alla predizione si aggiunge l'indicazione dei mezzi per poter guarire.
 

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